Il nuovo oro digitale
Il rally dei bitcoin sembra non avere fine. La valuta digitale è il nuovo vero rivale dell’oro e potrebbe arrivare a valere fino a $146.000 se dovesse confermarsi come bene rifugio. Questo è quello che pensa la famosa banca di investimento JPMorgan.
L’interesse per la più grande criptovaluta del mondo è aumentato vertiginosamente durante la fine del 2020 e nei primi giorni del 2021. Il motivo è che gli investitori vedono il bitcoin come una copertura efficace contro l’inflazione e, soprattutto, come alternativa al deprezzamento del dollaro, causato da politiche monetaria molto accomodanti da parte della FED americana.
Quest’oggi il prezzo del bitcoin ha raggiunto il massimo assoluto superando i $41.000, più di quattro volte il valore che aveva solo 6 mesi fa.
Gli strateghi di JPMorgan hanno affermato che la competizione del Bitcoin con l’oro è già presente nella mente degli investitori; questa condizione potrebbe rappresentare una nuova alba per la criptovaluta che è rimasta per anni uno strumento di pura speculazione e non ha mai convinto pienamente come moneta di scambio.
Se davvero il bitcoin dovesse diventare un investimento finanziario paragonabile all’oro, i suoi margini di crescita sarebbero ancora notevoli, nel lungo termine. La presenza sempre più marcata dei millennial nel mercato degli investimenti gioca a favore delle criptovalute data la preferenza dei giovani per “l’oro digitale” rispetto ai lingotti tradizionali. La stima della quotazione proposta dalla banca di $146.000 rispecchia il fatto che tale dovrebbe essere il valore del bitcoin per pareggiare il valore degli investimenti in oro del settore privato sommando lingotti, monete e fondi.
Uno degli ostacoli più impegnativi da superare per le criptovalute è rappresentato dalla volatilità estrema che le contraddistingue; per poter raggiungere livelli di prezzo più elevati il bitcoin necessità assolutamente di maggiore stabilità.
Amore a prima App
E’ idea ancora diffusa che le applicazioni di incontri distruggano il vero amore e che siano usate unicamente per relazioni fugaci di poche ore. Poiché si basano principalmente sulla valutazione dell’aspetto fisico, il pregiudizio vuole che i legami nati sulle app rappresentino l’antitesi dei rapporti di lunga durata.
In realtà, secondo una ricerca dell’Università di Ginevra, le coppie che si sono formate su Tinder o Grindr sono più inclini alla convivenza e dimostrano maggior propensione ad avere figli. Il lavoro di Gina Potarca, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, si basa su un campione di oltre 3’200 persone maggiorenni che nel 2018 erano in una relazione e che avevano incontrato il proprio partner negli ultimi 10 anni. La conclusione della ricerca empirica è che le coppie formatisi dopo essersi incontrate tramite un’app sono più motivate all’idea di convivere rispetto alle altre. Inoltre, le donne che trovano un partner in questo modo avrebbero un maggior desiderio di maternità.
Sarà anche per questo che il Giappone ha recentemente lanciato una specie di Tinder di Stato?
Un sottovalutato vantaggio del sistema di incontri via smartphone è che permette di dare vita a coppie più diversificate dal punto di vista educativo, sociologico e geografico.
Sicuramente la facilità di organizzare incontri tramite app rispetto a quelli che si potrebbero ottenere nella vita “offline” è un fattore determinante nel successo di Tinder o Grindr. E’ un dato di fatto che con il passare degli anni le occasioni di incontro tendano a diminuire nel numero. La pandemia non può che aver accentuato questa tendenza.
Internet = + opportunità e - sforzi, anche nel campo sentimentale.
Ascanio Day
Cosa succede l’8 di gennaio? Si lascia entrare Ascanio, ovviamente!
Da 12 anni l’Italia che ama il trash non si dimentica di riascoltare il capolavoro sfornato nel 2008 da celestinocamicia, uno sconosciuto utente di YouTube che ha avuto il merito di sottotitolare una hit iraniana degli anni ‘80 italianizzandone i contenuti. L’assonanza tra le parole e il geniale non-sense del testo fecero il resto. Una tradizione che si è autoalimentata con il passare degli anni aumentando le schiere degli adepti del “Esce ma non mi rosica”.
Tutto ciò ha ispirato il cantante Walzer Carluccio, che ha provato a sfondare un anno fa nella trasmissione Persia’s Got Talent riproponendo la hit ed esportando il trash oltre confine con risultati tutto sommato notevoli.
Come se non bastasse è uscita anche una versione metal eseguita dai Nanowar Of Steel.